Premesso che:
negli ultimi 15 giorni nei porti pugliesi sono arrivate 8 navi cariche di grano straniero, prevalentemente canadese, per un totale di quasi 1,5 milioni di quintali;
sembra un copione già visto; nel Sud Italia, a cominciare dalla Puglia e Sicilia, le più importanti regioni italiane per la produzione di grano duro, dove è iniziata o sta iniziando la raccolta del grano, come d'incanto arrivano le navi cariche di grano estero e così, nel giro di qualche giorno, il prezzo del grano duro, quello siciliano, da 25 euro è crollato a 21-22 euro al quintale;
è la strategia usata ogni anno, in prossimità della trebbiatura, probabilmente per far precipitare i prezzi del grano italiano nei listini. Ma solo la commissione unica nazionale (CUN) è in grado di capire se si tratti di speculazione e può attenuare queste ambigue manovre;
tornando ai porti pugliesi, dunque, si vede in questi giorni un grande affollamento di navi straniere. Sono 7 le imbarcazioni arrivate a Bari, cariche di grani esteri, in prevalenza canadese (oltre un milione di quintali), russo, ucraino, e dai porti europei di Francia e Grecia (circa mezzo milione di quintali). Uno di questi carichi potrebbe creare sospetti: quello proveniente da Panama, dove non si coltiva grano, ma banane, cacao, caffè, canna da zucchero, tabacco e agrumi. Quattro navi sono ancora nel porto, mentre le altre tre sono ripartite da poco e un'altra è arrivata a Barletta;
destinatari dei carichi sono Casillo, Divella, Agrivieste, Lomagri ed altri due importatori: Cofco Int. Italy S.r.l. (Ravenna) e Amber Srl. Alcune associazioni di categoria si sono concentrate nei giorni scorsi su altri arrivi a Manfredonia, ma il grosso arriva quasi sempre a Bari;
considerato che:
oltre a sollevare dubbi sulla possibile presenza di contaminanti, questo arrivo così massiccio ha come effetto il ribasso delle quotazioni dei prodotti italiani, in particolare del biologico. Non può essere un caso che ciò avvenga mentre i produttori italiani stanno per immettere sul mercato i loro grani. In questo modo si innesca una speculazione perché questa iniezione di prodotti esteri, a basso costo, deprime il valore del grano italiano, sicuramente di qualità superiore. È un uso strategico della leva import-export che si ripete da tempo: immettere volumi di merce in prossimità della raccolta per intasare il mercato, ridurre la domanda d'acquisto e tenere i prezzi bassi;
la CUN potrebbe aiutare molto i produttori italiani ed i consumatori, ma il suo avvio procede a rilento, purtroppo;
ora, di fronte a tutto questo, che è l'emblema delle dinamiche assurde che regolano il settore agricolo e non solo, non si sa che cosa intendano fare le organizzazioni di categoria. Diverse di loro (Agrinsieme, Coldiretti, UNCI Agroalimentare, UECOOP e dell'Associazione nazionale produttori agricoli) sono intervenute in audizione alla 9ª Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare) del Senato e il primo firmatario della presente interrogazione, in qualità di membro della Commissione, ha chiesto loro come mai i lavori per rendere pienamente operativa la CUN procedano così a rilento. Dai loro interventi è trapelato che sono favorevoli ad azioni, norme, contratti e istituzioni che riequilibrino il rapporto tra i produttori e gli altri attori del comparto, ma poi, di fatto, la CUN, pensata proprio per garantire la trasparenza e l'equità, non vede la luce;
purtroppo la speculazione continua, e lo dimostra il fatto che se l'anno scorso il grano biologico quotava 40 euro a quintale, quest'anno arriva a malapena a 28 euro. Le semole, per converso, hanno visto un incremento di 2 euro. Da queste cifre è evidente chi si avvantaggia delle oscillazioni dei prezzi, favorite anche dall'immissione di grani esteri di incerta provenienza e di ancor più incerta qualità e salubrità;
di fronte a questa situazione gli interroganti hanno registrato una generale ritrosia, con qualche lodevole eccezione, delle associazioni a rendere davvero efficace lo strumento della CUN, l'unico che possa riequilibrare le distorsioni nel meccanismo di formazione dei prezzi. Si dice a parole di non volere che il grano sia considerato una commodity come le altre, ma intanto non ci si muove realmente in questa direzione;
tenuto conto che non è la prima volta che il primo firmatario si occupa, attraverso atti di sindacato ispettivo e non solo, di navi estere che scaricano grano (prevalentemente canadese e al glifosato) nei porti italiani e della istituzione della CUN grano, che ha lo scopo di sostituire le borse merci e monitorare correttamente i prezzi di mercato del grano duro sulla base di criteri qualitativi (reologici e tossicologici), nell'interesse dei consumatori e dei produttori, istituendo il mercato unico per il grano,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente di questi ingenti sbarchi, nei porti del Sud Italia, di navi estere cariche di grano duro;
se non ritenga urgente ed indispensabile far disporre adeguati controlli circa la destinazione di tali carichi di grano (soprattutto su quello proveniente da Panama dove non si coltiva grano bensì altri prodotti) e sulla qualità del grano stesso, in ossequio alla normativa comunitaria e nazionale che ne vieta l'utilizzo in presenza di sostanze nocive;
quali iniziative intenda intraprendere affinché la CUN e il grano italiano diventino uno standard internazionale di valore, un valore che sia ripartito in modo equo tra tutti i soggetti coinvolti e se non ritenga che la sede naturale della CUN sia Foggia, perché è lì che vi è la maggiore produzione nazionale.